Quando ci si tiene dentro troppe cose: il finale di una relazione

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Credo che tutti ci siamo trovati, durante la nostra vita, in un rapporto esaurito o in via di esaurimento. Sono quei rapporti in cui nessuna delle parti prospera, dove, anche se c’è ancora dell’affetto genuino, nella relazione è rimasta troppa poca “musica” e rimane soffocata le possibilità di uno scambio appassionato o significativo (a livello emotivo, intellettuale, sessuale).

Le due persone non nutrono più una curiosità di base l’una verso l’altra o un reale interesse per quello che l’altra potrebbe stare pensando o provando. Non ci sono più conversazioni oneste. Ci si tiene dentro troppe cose. I pensieri e le emozioni più intimi non vengono condivisi, ci si accontenta di mandare avanti un rapporto in modo confortevole per entrambi.

Ci sono poi rapporti che una persona è abbastanza contenta di mantenere entro limiti confortevoli e di vivere con un investimento emotivo blando e sicuro, e che l’altra persona desidera invece ardentemente ravvivare e vivere con passione. Può capitare, in questo tipo di situazioni, che inizialmente una delle due persone tragga profitto dalla relazione ma che, in seguito, il fatto di stare con l’altra soffochi la sua forza vitale.

In altri casi, la sensazione di andare semplicemente alla deriva, di “non andare da nessuna parte insieme”, uccide gradualmente il rapporto. Come dice Woody Allen: “Una relazione è come uno squalo. Deve avanzare costantemente o muore.” Spesso, si comincia a vivere al di fuori di essa quando si perde ogni speranza nel fatto che possa esservi una vita al suo interno, o si inizia a dubitare che vi sia mai stata.

Ma come si arriva a questo punto?

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Come già detto in precedenza, probabilmente, troppe espressioni di sofferenza sono rimaste inascoltate, troppe emozioni non comunicate. Esistono però, altri rapporti, che cominciano ad andare alla deriva perché entrambe le parti hanno tacitamente concordato di non esprimere mai disaccordo nei riguardi dell’altro. Nel tentativo di mantenere buona la relazione non si sono mai concesse alcuna espressione di rabbia. Alcuni dicono: “Abbiamo un rapporto fantastico. Non litighiamo mai”, e negano di avere mai avuto pensieri ed impulsi distruttivi nei confronti del partner, poiché gli sembrano troppo pericolosi anche solo per sentirli. Alla fine, la collera repressa può rendere impossibile sia l’amore, sia il sesso e ovviamente l’intimità.

Nell’analisi transazionale si usa l’espressione “raccolta punti” per indicare il modo in cui le persone accumulano tacitamente rancori nei confronti dei loro partner. A livello superficiale si mostrano affabili nei loro riguardi, ma una volta raccolti punti a sufficienza passano alla “cassa”, chiedendo il divorzio, instaurando una relazione extraconiugale o uscendo dalla porta per non tornare più.

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Quando due persone cercano di ingannare se stesse, aggrappandosi al pensiero che, a parte poche trascurabili noie, entrambe nutrono solo un sentimento d’amore l’una verso l’altra, rivelano una mancanza di volontà o comunque un’incapacità di comprendere la condizione umana.

La realtà, naturalmente, è che dove c’è un amore forte, le inevitabili sofferenze che ci si ritroverà a vivere saranno altrettanto forti, semplicemente in virtù dell’enorme importanza che riveste per entrambe le parti l’altra persona. Se questo dolore non viene espresso e affrontato, può trasformarsi in un muro d’odio.

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E infine ci sono quei rapporti che per quanti sforzi facciamo, per quanto possiamo confrontarci, sono destinati ad esaurirsi perché “semplicemente” l’amore è finito e non resta che accettare la realtà per quel che è, cioè, che la fine è soltanto l’inizio di altro.

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